La fregola dei calzini
Indossare i calzini è come entrare in una macchina del tempo e farsi catapultare indietro di venti, trenta, quarant’anni, secolo più, secolo meno. Cioè, l’esatta quantità di tempo necessario per tornare bambine, quando i calzini erano i Calzini con la C maiuscola, ossia il pezzo forte ripiegato nel cassettone accanto ai cerchietti colorati e al nostro pupazzo preferito. Ieri era un’arte innata delle settenni, quella dell’abbinamento spavaldo, del merletto più bianco del bianco stesso, del fiocco che faceva la differenza. Oggi sono una fregola: primo, perché ci permettono di indossare decolleté e stivaletti (soprattutto le prime) senza battere i denti e imprecare sottovoce; secondo, perché la scelta di infilare un paio di calzini è tutto fuorché scontata. Se date un occhio ai piedini che fanno su e giù per le passerelle, capirete cosa intendiamo: si parte dal calzino di spugna con le righe colorate di Gucci, talmente sportivo da obbligarti a indossarlo con la scarpa a puntissima. Si passa ai calzettoni della domenica sul divano, che Marras esige dentro le ciabatte, e si arriva ai ricami, al lurex e alle applicazioni, per finire con ingioiellamenti vari. Sopra? Esagerate, mixate, incasinate pure. Pare che questa fregola dia alla testa.
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