Fregole Somewhere – La Cura del Curry in Sri Lanka
Siamo tentate di avventurarci in un viaggio in India alla Lara Croft, ma abbiamo qualche dubbio:
1- non ci piace il curry;
2- sul nostro backpack c’è la scritta luminosa Farmacia data la nostra ipocondria;
3- le mucche vogliamo mangiarle e non solo fotografarle per strada.
Dettagli del tutto irrilevanti data la destinazione! Tranquille, la soluzione è la “Light India”, ovvero il coloratissimo Sri Lanka.
Curry da Attacco Cardiaco.
Se non ci piace il curry, allora prepariamoci al nuovo trend di vacanza dell’estate: “La vacanza dimagrante”: sta bene a tutte ed è la scelta perfetta di chi è troppo in ritardo per la prova costume. Signora mia, con il curry servito senza eccezione 24/7, la dieta naturale è assicurata! Non possiamo neanche buttarci sul pane. Non lo hanno inventato.
Good news: il curry Sri Lankese, non è da ricovero in codice rosso per tasso di spicità come quello indiano, ma è compatibile con la specie umana. Però grazie alla adorabile cuoca-mamma di Kaju Green – vegetarian eco-lodge resort da mille e una verdura – abbiamo scoperto che il Dahl curry giallo a base di lenticchie è piuttosto gustoso; il Jackfruit curry non sa di frutta, ma è una specie di patata gigante tipica della regione, e il Brinjal curry è una specie particolare di melanzana. A rendere il tutto colorato come un arcobaleno, la particolarità di essere serviti tutti insieme in piccole deliziose coppette. Lo scenario molto luxury-jungle di questo retreat resort è del tipo io-Tarzan-tu-Jane: yoga tra le palme, massaggi ayurvedici e ninnananna cantata da rane e grilli direttamente sotto il nostro bungalow semi-aperto per sincronizzare il nostro spirito e il nostro ritmo di vita con quello di un drago di komodo.
Pensavo fosse una Farmacia, invece era Ipocondria.
Abbiamo speso più in medicinali che in biglietto aereo e siamo diventate “main investor” del pratico gel disinfettante per le mani da 100ml. Immaginate la nostra faccia entrando in un ristorante piuttosto “local” a Colombo: rilassate come un cerbiatto davanti ai fari di un’auto, ci siamo dirette a passi incerti verso il tavolo vuoto e notato che tutti, nessuno escluso, mangiavano con le mani. Anche il cane. E non mangiavano la pizza, ma il riso al curry. Con il rischio di stropicciarsi un occhio in un attimo di distrazione e restare ciechi a vita tanto è piccante. Dopo aver attentamente esaminato il menù per un buon 20 minuti abbiamo ordinato scrambled eggs e ci è stato portato esattamente quello che avevamo richiesto: ovvero chicken rice curry, l’unico vero piatto del menù.
In seguito però, grazie al nostro driver – che consigliamo a tutte per un tour affascinante nelle valli delle piantagioni coloniali di tè inglesi di Ella, Nuwara Eliya e Kandy – siamo riuscite a mangiare anche qualcosa di diverso: ottime crocchette di riso, patate e verdure chiamate Samosa. Le vendono solo nei peggiori negozietti di alimentari ed elettrodomestici! Fidatevi!
Occhio ai manzi!
Inutile dire che appena arrivate in una delle top 5 beaches dello Sri Lanka, Unawatuna, ed essere state sorprese da una pioggia tropicale a 37 gradi – come essere alle terme di Bormio, but different – abbiamo scoperto che uno dei baretti di surfisti, il Koha Surf Lounge, aveva scritto a lettere cubitali “Burger”. Manco avessimo avuto una visione di Ryan Gosling, ci siamo tuffate sul rarissimo pezzo di manzo. Fortuna che stavolta la salsa era ketchup e non curry!
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